“La nostra esperienza” ~ Testimonianze

DA MILLE STRADE


“Definire interessi i 2 giorni trascorsi a Roma per l’incontro con papa Francesco in vista del sinodo, è dire poco. Un esperienza, se anche breve, va assaporata, vissuta a pieno, meditata pregata, e può darti tanto. Ogni volta che si parte per una meta, lontana o vicina che sia, non si torna mai a casa nello stesso modo in cui si è partiti. Si torna cambiati, arricchiti, più maturi, carichi per ripartire, con quella sana inquietudine che ti mette in moto, che non ti fa restare fermo. Poi ci sono i compagni di viaggio che con una chiacchierata, una parola, un abbraccio, una lacrima e un sorriso, ti lasciano qualcosa di se. Condividi con loro intere giornate, ore e ore, e solo così ci si conosce realmente, perché davanti alla stanchezza e alla fatica del cammino, esce il vero lato di noi, cadono le maschere e ti rendi conto chi è veramente la persona che hai davanti.
Penso al brano di luca capitolo 15 versetto 11: la parabola del figlio prodigo. Questo ragazzo aveva tutto quello che la vita potesse donargli: una famiglia, una casa, un lavoro. Eppure non era felice. Probabilmente era caduto nella noia del ritmo quotidiano e con il tempo aveva dimenticato l’importanza di quello che possedeva, tanto da decidere di prendere ciò che gli spettava e di andare lontano per intraprendere una nuova vita. Probabilmente questo giovane aveva e confidava nelle sue ottime capacità, tanto da sottovalutare l’importanza della famiglia. Una volta lontano di casa, nella precarietà, nella fame, in cui era caduto, poiché non aveva più nulla, capisce però, l’importanza di quello che aveva lasciato e decide di tornare a casa. Questo ragazzo, così, torna dal padre. Torna diverso, cresciuto, maturato, più saggio grazie a quell’esperienza.
L’avventura di Roma è stato un pochino questo: il lasciare le comodità di casa, la frenesia della quotidianità, anche se per poco tempo, per riscoprire la bellezza della semplicità e precarietà di cui San Francesco era maestro. Spesso capita che presi dal ritmo costante e frenetico della vita quotidiana e della corsa continua che la società di oggi richiede, dimentichiamo di apprezzare le piccole e semplici cose, come un letto comodo o l’acqua. Pensiamo che tutto ci sia dovuto. Pensiamo che tutto sia scontato. A Roma, quest’anno, e anche grazie alla marcia francescana l’anno scorso, abbiamo riscoperto come tutto quello che ci circonda sia superfluo, e come diamo importanza alle cose inutili, dimenticandoci di apprezzare le cose importanti e l’amico che ci è affianco.
Dormire non su un materasso comodo, ma sulla nuda terra, avendo come tetto il cielo stellato. Svegliarsi non con il suono della radiosveglia, ma con le prime luci dell’alba. Non trovare una presa dove ricaricare il telefono e scoprire che si può sopravvivere anche senza. Sperimentare la bellezza dello stare insieme, nonostante le difficoltà e l’aiuto reciproco e fraterno. Svegliarsi con il freddo e l’umidità della notte, contrastate da un caldo sacco a pelo, in pieno agosto. Cercare di dormire, o non dormire affatto, per il fratello che russa o quello che ogni due minuti salta fuori dal scacco a pelo urlando per paura degli insetti. Condividere il bagno con gli altri 70.000 ragazzi presenti a circo massimo e arrangiarsi per quanto possibile in tutto. Il silenzio della notte e i tuoi pensieri che si perdono nell’imensità del cielo stellato, nella fatica del cammino o nel frastuono di Piazza San Piero. La bellezza dei gavettoni sotto il caldo sole estivo di Roma, per poi cercare un modo per asciugarsi. Nonostante tutto, nonostante la precarietà, quando la provvidenza diventa compagna di viaggio, la gioia dei ragazzi non viene superata dalla paura delle difficoltà. Sì canta, si prega, si balla, si ride, si fa fraternità. Si ascolta e ognuno si immedesima nelle parole di Papa Francesco che risuonano negli altoparlanti. Ci si conosce, si condivide quello che si ha e quello che si è. Questo è quello che mi porto a casa da quest’avventura: semplici attimi di vita vissuti insieme. A lasciare il segno, poi, sono state di sicuro, anche le parole di Papa Francesco “Rischia, corri, sogna in grande, non aver paura”. E proprio quando la scelta universitaria si fa più prossima e il futuro incerto fa paura, faccio mie le parole di Francesco che ci incita a sognare in grande, a rischiare sulla strada dei nostri sogni e a non aver paura. “Rischiate perché sarete voi a fare realtà i vostri sogni” (e con altrettanta razionalità aggiunge “Rischiate per un amore vero, non per un entusiasmo amoroso truccato d’amore”)
Torno quindi a casa arricchita, cambiata, con risposte trovate e nuove domande a cui rispondere.
Si Roma è stato tutto questo”   Camilla